Internet è un medium che stravolge le teorie della comunicazione. Al pari dei suoi predecessori viene visto dagli inserzionisti come un nuovo canale per veicolare messaggi pubblicitari. Tuttavia, a differenza dei suoi predecessori, non è in mano a poche mani, ma è di tutti. E questa differenza, insita nel mezzo, rende Internet il primo medium realmente partecipativo della storia.
Il successo dei blog (34 milioni secondo le ultime rilevazioni di Technorati) e di iniziative come Wikipedia (l’enciclopedia libera che conta più di 900.000 articoli in 52 lingue e dialetti diversi) sono un assaggio delle potenzialità democratiche della Rete. Il mondo della tripla W è così l’involucro dell’intelligenza collettiva di Pierre Levy. Una piattaforma comune dove tutti hanno la possibilità di esprimersi, dove la tradizione invade il trend. Internet è, in sostanza, il posto più glocal del paese Terra.
Dopo cinque anni di selezione naturale la Rete cambio volto. Il Web 2.0, come gli integrati hanno già etichettato la nuova nascente fase, rappresenta il gradino evoluto della Rete. Dopo un periodo iniziale di alfabetizzazione, le masse stanno prendendo coscienza del mezzo. La Rete è infatti divenuta scrivibile, condivisa, partecipata, alla portata (quasi) di tutti.
Entriamo quindi nella fase in cui, a fianco a pochi nomi che trainano il business del medium, il messaggio appartiene al popolo. Entriamo nell’era delle community, dei social network.
E’ importante quindi che gli attori del web si conformino a un codice etico e che i leader, più che potere esercitino autorità. Solo in questo modo gli utenti possono fidarsi di una democrazia che non prevede elezioni ma fondata sul controllo
lunedì, dicembre 19, 2005
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