venerdì, settembre 08, 2006

La Rete come generatore di successo


Mettersi alla prova. Sfidare le leggi di gravità del web. Come se si trattasse di un partecipare alla futuristica edizione del Grande Fratello. La Rete è in grado di moltiplicare le stravaganti personalità di alcuni misconosciuti appartenuti alla nostra era. Che si armano di webcam e di coraggio e parlano in un video lungo 20mila chilometri e largo 1,3 miliardi di individui. Non importa se si ha 80 anni, se si è un band alle prime armi che strimpella bene ma a cui le luci della ribalta stentano a fare toc toc.

Sogni che si avverano nell'ipertesto, generatore di successi cercati e inaspettati. Come è successo ad un arzillo pensionato degli Stati Uniti che ha tenuto il suo discorso di fine anno. Un appello a tutti gli "anziani", quelli che non conoscono nemmeno che mouse significa in realtà "topolino" e che quando sentono parlare di Internet hanno il mal di pancia. Perché è un altro mondo, distante dalle loro radici, dai valori che hanno portato avanti per una vita intera. Peter è oggi una piccola, conclamata star del web. Il suo video è una piacevole disquisizione sull'alfabetizzazione informatica che è possibile, a qualsiasi età. Un manifesto cibernetico della nuova era che giunge da lontano, da chi ha visto il mondo formarsi molto prima del Vietnam. Sarà per questo, per la naturalezza con cui non scompone mai lo sguardo e per il simpatico movimento delle sue labbra che il suo video, nome in codice Geriatric1927, è una delle sequenze più cliccate oggi del pianeta. Pubblicato su Youtube. Megafono dell'instabile e democratica onda comunicazionale del terzo millennio.

Alla notorietà sono anche arrivati, a due settimane di distanze, anche loro gli Ok Go, la rock band più amata del momento grazie ad un video atletico quanto bizzarro sulle sponde di otto tapin roulant. Il singolo "Here it goes Again" sarà pure fuori classifica ma è tra le ultime perle del web, per spirito d'iniziativa e per talento. Più di 5 milioni di persone lo hanno cliccato in poche ore. Un significato questo avrà. Come quello a cui danno la caccia tante altre aspiranti piccole facce che cercano disperatamente un senso nella Rete. Per tanti c'è ancora spazio nel posto dove vivono le idee.

domenica, settembre 03, 2006

Il nuovo principe della Silicon Valley

Lo corteggiano tutti. Ma all'inizio è stata dura per lui venir fuori. Larry Page e Sergey Brin lo avevano rifiutato in più di un'occasione, rischiando di far saltare il fondo di 25 milioni di dollari che il venture capitalist John Doerr della Kleiner Perkins aveva pronto per lanciare l'impresa Google. Ma poi, quando i tira e molla sono finiti e si è presentato, per l'ultima volta in visita ufficiale a Mountain View nell'ormai lontano 2000, Erich Schmidt ha capito che la sua avventura stava cominciando. E quando ha visto la sua biografia stampata e appesa al muro della stanza dei due genietti della Silicon Valley, ha intuito che quell'avventura sarebbe stata alquanto strana.


Proseguita fino alla quotazione in borsa e continuata con un balzo che ha portato una società la cui attività è basata sul costante download del web a valere 114 miliardi di dollari in un balzello durato poco meno di due anni.

Adesso la sua avventura prosegue, in partita doppia, dalle parti di Cupertino. Eric Schmidt, il ceo di Google, quello chiamato a far quadrare i conti e le menti assai creative (e soggette a sbandate qua e là) dell'accoppiata Brin-Page. Steve Jobs lo ha nominato membro del cda di Apple, l'altra società che come Google ha cavalcato più di tutti nell'ultimo biennio l'onda della new economy.

Schmidt adesso ha due ruoli, ago della bilancia del giardino più ricco del pianeta, simbolo di una sinergia, quella tra Apple e Google, che da molto lontano prende la rincorsa per scalzare il dominio quasi ininterrotto di Microsoft (la terza società al mondo per capitalizzazione).
Se la sua presenza nel board della Apple sarà marginale lo scopriremo nelle prossime riunioni, nelle prossime scelte dell'iPod company, ma intanto, simboligicamente è tanto per gli osservatori, innamorati, della net economy.

venerdì, settembre 01, 2006

Portenti

Come ha fatto una giovane start up (nata in garage come tutte le migliori net companies) a valere in poco meno di 5 anni 114 miliardi di euro?

"Beh, è venuto fuori che non era poi così dannatamente difficile. Avevamo dalla nostra parte la legge di Moore".

Sergey Brin (cofondatore di Google)