Se negli Stati Uniti un assassino ritardato viene dichiarato "abile a morire" dopo test psicologici che accertano che il suo quoziente intellettivo si è elevato, in Italia Erik Priebke, responsabile dell'esecuzione di 335 persone a Roma il 24 marzo del '44, va in vacanza. Una villa a due piani nel varesino, con un fresco giardino, in compagnia dell'amico pittore Dietrich Bickler.
Priebke, condannato all'ergastolo nel 1998 ma agli arresti domiciliari perché le sue condizioni di salute non sono considerate idonee a una detenzione, avrebbe però le forze per scalare la penisola fino alla punta lombarda per godersi un agosto di pace e chissà, schiarirsi un po' la coscienza.
Sono contrario alla pena di morte. Ma questo non significa che sia favorevole al perbenismo a cui stiamo assistendo in questi giorni. Nell'area in cui l'ex maggiore delle SS villeggia, potrebbe darsi che ci siano dei parenti di quei 335 italiani che sono morti per la patria. E che a questi, giustamente, proprio non vada di prendersi un caffé al bar in compagnia del vecchio gestapo.
giovedì, agosto 11, 2005
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento