sabato, maggio 20, 2006

Il sogno di un'Internet gratuita

Nel momento in cui Yahoo! e Microsoft ridisegnano le proprie strategie di raccolta pubblicitaria online cercando di rincorrere il modello Google, sarebbe forse opportuno riaprire anche il dibatitto ormai sopito sulla gratuità della Rete. Se è indiscutibile la pubblicità inserita nel momento della fruizione del mezzo, questa visione, estesa all'accesso, potrebbe realizzare il mito di una Internet gratuita, realmente aperta come è accaduto sin dagli albori per altri mezzi di comunicazione di massa di forte impatto come radio e tv.

I webnauti crescono a vista d'occhio. Secondo le più recenti rilevazioni elaborate da ComStore Network il net-popolo ha raggiunto quota 700 milioni in tutto il mondo e dovrebbe superare la soglia fisiologica del miliardo entro i prossimi tre anni. Numeri che indicano che siamo ancora in piena euforia da WWW e che la colonizzazione del tempo lavorativo e libero di Internet è in atto. Il tutto però, considerando che navigare costa. In media un webnauta che passa più di 30 ore al mese in Europa spende 25 euro, 300 l'anno.

Un paletto economico che, a fronte della ricompensa agli isp del proprio lavoro sull'infrastruttura, costituisce un deterrente per la diffusione del mezzo in Paesi meno avanzati e comunque ne rallenta le penetrazione.

Ma è possibile ipotizzare una Internet gratuita? Navigare ovunque a costo zero accendendo il proprio pc come se fosse un televisore? Nella continua corsa al ribasso delle tariffe e al potenziamento della banda larga, gli Isp non hanno probabilmente pensato ancora a quella che potrebbe essere una rivoluzione: la pubblicità all'accesso così come durante la fruizione. L'idea sarebbe quindi quella di inserire un breve spot (3-4 secondi) nel momento successivo alla conferma di avvenuta connessione, spot che potrebbe ricomparire ogni tanto dopo un tot di ore. Sarebbe così catastrofico? Quanti preferirebbero continuare a pagare un costo di connessione alle condizioni attuali? La maggior parte probabilmente sarebbe disposta ad accettare questo scambio. I fatturati degli isp non perderebbero colpi, rimpolpati dagli inserzionisti pubblicitari. Questi trarrebbero certamente vantaggio da un livello di attenzione e di esposizione al messaggio dell'audience certamente più alto e qualificato rispetto al classico banner. Il tempo trascorso online così come il numero degli internettari crescerebbe con una naturale spontaneità, in tempi necessariamente più stretti. Last but not least, la pubblicità all'accesso sarebbe anche un'arma per combattere il digital divide.

Pensar (e magari anche tentar) non nuoce.

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