Emotion email. La posta elettronica ha eguagliato il fascino delle lettere postali. Certo, un messaggio elettronico non ha il profumo della carta, dell'inchiostro e della persona che ce lo ha inviato. Ma lo strumento in sé amplia la portabilità dei contatti, la sfera sociale. E questo è un fascino che può compensare quanto a sensazioni l'efficacia romantica di un odore di pino. Così, a fatica, criticata e bistrattata l'email ha conquistato un posto anche tra i passionali, i gentiloni, quelli che con le parole riescono a provare empatia e suggestione. Una battaglia durata almeno un lustro di scetticiscmo.
Ma il futuro della posta elettronica non è così roseo, a dispetto della rubiconda vittoria. Agli antipodi, tra il bene e il male, tra materia e antimateria, tra sacro e profano, ci sono anche nel nuovo mondo della posta elettronica le due figure che debbono rivaleggiare per natura presa. Da un lato il romantico, dall'altro lo spammer.
Del primo abbiamo già detto. Ne va aggiunto che quando fa un check-in alla sua casella, la mattina appena sveglio o in tarda serata prima di dormire, avverte uno strano palpitio al cuore. Del secondo, ne andiamo a raccontare ora. Giovane quanto il suo rivale, con qualche capello in meno (a causa delle ore passate al computer e della strana legge della fisica che fa aumentare le probabilità di canizie agli hackers) e molto più cattivo. Un edonista, uno che ha scelto di stare dall'altra parte. Per fare un mucchio di soldi sulle spalle, sul tempo e sulle emozioni altrui. Non è un lavoro, quanto più la tossica applicazione di una formula statistica. Perché in pochissimi abboccano alle sue email, in pochi approdano sui link che ivi propone, in poco più che pochi memorizzano subdolamente la marca contenuta nel messaggio.
E' un mestiere sporco, ma quache spammer doveva pur farlo. Anche perché dagli Stati Uniti all'Europa le misure antispam lasciano ancora a desiderare (avete avvertito un trend calante delle email indesiderate nella vostra casella negli ultimi due anni?).
Sta di fatto che dopo anni di duro lavoro, notti insonni e birre lasciate a metà, anche il Belzebù della posta elettronica pare stia accusando segnali di stanchezza. Lo dimostrano i numerosi messaggi vuoti che accompagnano quelli "full" di sciocchezze. Lo dimostrano quelle email dove accanto al testo inglese (in molti casi scopiazzato dai più grandi successi della lettera anglo-americana) manca la parte pubblicitaria. Due segnali di una probabile sbandata e di una crisi creativa.
Di tempo per gioire e sperare che l'email torni al mezzo concepito trenta anni fa piuttosto che un zigzagare tra frasi reali e ambigui sponsor non ce n'è molto però. Perché il Wall Street Journal ha una spiegazione al fenomeno: trattasi di email civetta, vale a dire messaggi creati ad arte per saturare i filtri anti-spam e confonderli su quali mail siano legittime e quali no, prima della prossima ondata di pubblicità non richiesta.
A noi piace pensare che la testata abbia torto e tra le migliaia di "ipotesi spazzatura" che potremmo fare c'è anche quella che lo spammer, quel vizioso diabolico di uno spammer, stia perdendo il pelo.
lunedì, agosto 14, 2006
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