C'era un tempo in cui gli apocalittici erano uniti in un esercito compatto, forte, trincerato dietro un : "Odio tutto ciò che è elettronico e non ne farò mai uso". Gli apocalittici erano ovunque. Al bar, nel pianerottolo sotto casa, in biblioteca e persino nei licei. Con il loro obiettare radical chic l'utilità delle tecnologie ne prostravano l'efficacia cercando un vano proselitismo.
Internet? E' una gabbia per matti. Il cellulare? Uno spazza sentimenti, una nuvola elettronica che annienta la vita privata. Bla Bla. Gli apocalittici son sempre esistiti. In qualunque era. Dai tempi di Avignone in cui la nobiltà romana criticava l'esuberanza intelletuale e agnostica dei francesi fino agli ultimi esuli partigiani oppositori della tv a colori, spuntata nelle nostre case a fine anni '70.
Per contro gli integrati non sono meno estroversi e pretenziosi. Il loro limite è di essere entrati talmente in simbiosi con il simulacro cibernetico del nuovo millennio da ignorare, o considerare profano e inutile, chiunque non abbia compiuto la loro scelta d' avanguardia!
Non possono fare a meno di controllare la propria email due volte al giorno. Parlano al telefonino con l'auricolare e preferiscono cambiare operatore piuttosto che l'abito da sera. Sono attanti di un ascolto disidratante di mp3, di uno scatto digitale ovunque essi siano. Per immortalare torniti sconosciuti o insegne rotte. Per farne lo sfondo del proprio desktop per pochi giorni. Fino al prossimo downlaod on air. Convinti sostenitori dell'aria condizionata.
Ma tra le due sponde, chi sta meglio? Gli apocalittici che si rifiutano di partecipare alla Bastiglia telematica o gli integrati che sono sempre schierati, pronti a cogliere la prossima rivoluzione?
Il trend indica che gli integrati, che marchiano a suon di bit l'icona chic degli apocalittici, stanno conquistando terreno. Mentre gli apocalittici, quelli arroccati nell'Aventino dell'ipertesto, quelli che obiettano lo sviluppo e la ricerca a priori, sono sempre meno. Ma continuano la loro battaglia con gli occhi chiusi. Perché non vogliono guardare. Hanno paura del cambiamento. Conservatori di una generazione alle corde.
E' inutile però cercare chi ha ragione e chi ha torto in questo dilemma perché la realtà è una sola: anche gli apocalittici si integrerebbero. Se sapessero, se non avessero paura di guardare al di là. Se non rappresentassero una generazione spuntata. Come in molti stanno facendo. Trascinati dal senso dell'hi-tech.
sabato, agosto 12, 2006
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2 commenti:
Sono un "integrapocalittico", anello di congiunzione fra il non possedere la TV ed avere un portatile, fra il farsi benzina da solo ma usare il telepass, fra il comprare on-line e pagare le bollette in posta. Colgo il lato comodo, secondo le mie esigenze, delle tecnologie, restando radicato agli usi ed i costumi sociali. Sono un Giano bifronte che porge il suo sguardo in due direzioni. Cammino su una linea di confine sconfinando un po' qua e un po' la, o forse più semplicemente cerco di cogliere l'essenza pratica delle cose, lasciando all'ostentazione latente pochissimo ossigeno con cui respirare ma necessario per sopravvivere.
Sei un integrapocalittico, senz'altro. Ma anche un poeta. Che scommetto fuga 20 sigarette al giorno. Grande Squi!
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